Lineare in essenza di domanda
sovrasta la mia testa
l’aureola candida
scoperta a mancare dal tuo dorso
di creola vermiglia.
E ora io
schiumo in grano, un luccichio di mari.
Il grido del bambino
si dissolve nel muro.*
Ho grattato dal tuo fiato
via la buccia seduta sul tuo grembo
scostando dal pelo di scimmia
il ciglio del gradino
dato in sorte alle mie gambe.
E io
sono la freccia,
la rugiada che vola
suicida, fatta una con lo slancio
dentro l’occhio
scarlatto, il crogiolo del mattino.*
Chiedo alle mani di fare silenzio
sto osservando il palpito
robusto che trascende le tue vene.
Se non fosse il tuo occhio
respirerei per il secolo d’aperto.
M. C. T.
* S. Plath, Ariel, in Ariel.
Immagine Isadora Duncan, Émile-Antoine Bourdelle.